FAQ – Domande e Risposte

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Le piastrelle da pavimento possono essere usate anche per il rivestimento?

Assolutamente sì, le piastrelle da pavimento possono essere usate anche per il rivestimento! L’importante è affidarsi ad un posatore che segue specifiche regole e metodologie di posa.

Le piastrelle di che materiale sono fatte?

La ceramica, e di conseguenza le piastrelle in gres porcellanato, vengono prodotte con argille, sabbie e altri minerali. Solo tutte materie prime di origine naturale che vengono impastate con acqua e cotte ad alte temperature per creare un prodotto naturale e di design.

La ceramica è adatta al riscaldamento a pavimento?

Grazie alla sua buona conducibilità del calore, la ceramica è ideale per il riscaldamento a pavimento di ogni tipo di ambiente.

Che cos’è la rettifica delle piastrelle?

La rettifica è quella procedura che si esegue con macchine di taglio e fresatura che consente di ottenere piastrelle in ceramica o in gres porcellanato con bordi perfettamente squadrati e monocalibro.

Tale procedimento permette la posa di piastrelle a giunto minimo con fughe quasi impercettibili.
La posa di pavimenti, anche di grande formato, senza fuga non è possibile, ma se le piastrelle sono rettificate (con bordi perfettamente squadrati) possono essere posate con una fuga minima di 1 mm, andando a creare un effetto elegante e di grande impatto.

Che cos’è la finitura superficiale delle piastrelle?

E cosa distingue quella naturale, quella semilevigata, quella bocciardata e quella strutturata?

Per finitura superficiale si intende la fase di lavorazione di un pezzo per ottenere determinate condizioni di rugosità superficiale e di tolleranze formali e dimensionali.

La finitura naturale è molto versatile e di impiego universale; la semilevigata esalta le valenze estetiche del materiale aumentandone la brillantezza e l’eleganza, superando in lucentezza anche i marmi naturali; la bocciardata è una lavorazione effettuata con strumenti tipo lo scalpello, la punta, ecc., in modo da ottenere una superficie rustica, molto simile al materiale grezzo; la strutturata risolve il problema della scivolosità in presenza di acqua o condizioni ambientali particolari.

Cos’è il grès porcellanato?

Il grès porcellanato è composto da una miscela di materie prime simili a quelle impiegate per il vitreous china (usato per fabbricare sanitari e stoviglieria). E’ quindi un materiale quasi completamente vetrificato, completamente inassorbente e con alte caratteristiche meccaniche. L’aggettivo porcellanato, che sottolinea la raffinata eleganza che lo caratterizza, deriva dall’utilizzo del caolino, una argilla bianca che viene utilizzata anche per la produzione di porcellana.

Argille e feldspati pregiati vengono sottoposti a un processo di cottura a temperature estremamente elevate e si trasformano in piastrelle di grès con caratteristiche di antigelività, resistenza agli urti, ai graffi e agli attacchi chimici.

Il grès porcellanato è quindi estremamente resistente, igienico e dotato di un’estetica elegante.

I vantaggi della ceramica?

Il materiale ceramico si rivela superiore a tutti gli altri in diversi casi:

  • resistenza all’abrasione
  • resistenza all’attacco chimico
  • igienicità
  • resistenza alla luce
  • resistenza al fuoco
  • decorabilità
Come si sceglie il pavimento e/o rivestimento adatto?

Nell’individuare il tipo di piastrella ideale per il progetto che abbiamo in mente è necessario valutare aspetti tecnici ed estetici.

Caratteristiche tecniche

Le caratteristiche tecniche sono quelle necessarie perché il materiale svolga in modo adeguato e affidabile la sua funzione.

Esse possono essere divise in alcune categorie, caratteristiche:

  • di regolarità
  • strutturali
  • meccaniche massive
  • meccaniche superficiali
  • termo-igrometriche
  • chimiche
  • di sicurezza
Come si tratta il cotto?

Il trattamento eve aver inizio circa un mese dopo la posa del cotto “a malta” e una settimana se il cotto è posato a colla. Tre sono le operazioni: lavaggio, impermeabilizzazione e ceratura finale.

Il lavaggio serve a togliere completamente gli eventuali residui di cemento e di quant’altro si può formare nel corso dei lavori successivi per la finitura della casa. Si versi in un secchio 3 parti di acqua e una di acido o si utilizzino prodotti specifici, che si trovano facilmente in commercio. È bene usare guanti di gomma – la soluzione è acida – e strofinare il pavimento o con una paglietta acrilica o con uno spazzolone e straccio. È opportuno che la soluzione acida non stia molto a lungo sul cotto – non più di mezz’ora -. Sciacquare dunque la parte trattata con acqua abbondante, per eliminare l’effetto acido, ed asciugare con uno straccio. Nel caso di ambienti grandi, è consigliabile eseguire il lavaggio in due o più parti separatamente. L’operazione è così conclusa. Prima di passare alla fase successiva, accertarsi che il pavimento sia ben asciutto. Ci vorrà, d’estate o nel caso si possa scaldare l’ambiente, circa una settimana. Qualche giorno in più in inverno o nella stagione umida.

Il lavaggio

È l’operazione che impedirà al cotto di assorbire liquidi e quindi di macchiarsi. Il cotto toscano è infatti leggermente poroso – dal 4% al 18% secondo le tipologie – e questa operazione ha la finalità di renderlo idrorepellente, cioè di impedirgli di assorbire liquidi. Oggi si trovano prodotti specifici. Al riguardo, rivolgersi da chi vende il cotto, e seguire le istruzioni dell’etichetta. Si versa normalmente il prodotto specifico in un secchio e con una pennellessa si passa tutta la superficie stendendolo sempre nella stessa direzione, staccando il pennello alla fine della mattonella, dove c’è la fuga. Si compie poi analoga operazione, pennellandolo questa volta a 90 gradi rispetto alla precedente. Far attenzione che l’impregnante sia dato uniformemente e senza formare schiuma. Date così due mani, l’operazione è conclusa. Basterà ora attendere circa 1 o 2 giorni per l’ultima operazione, la ceratura.

La ceratura

La cera cremosa o liquida potrà essere neutra – cera bianca -, o cera rossa o marrone scuro: nel primo caso si manterrà inalterato il naturale colore del cotto, secondo si otterrà una sensazione di invecchiato, come d’antico. Si potrà stendere la cera con una pennellessa o con uno straccio. Per questa prima volta è opportuno abbondare, il pavimento è secco e tende ad assorbire di più. Si potrà poi, volendo, lucidarlo con la lucidatrice o con uno spazzolone. Il pavimento così trattato è pronto e finito per durare a lungo senza problemi. Basterà d’ora in poi, passarlo con uno straccio inumidito di cera o lavaincera ogni tre/quattro settimane.

Cos’è il tono delle piastrelle?

Il tono è la tonalità di colore che caratterizza un determinato lotto di piastrelle.

Dato che nella fabbricazione industriale è quasi impossibile produrre pezzi di identica tonalità cromatica, prima del confezionamento si provvede a raggrupparle per omogeneità di colore, cioè per tono.

Spesso il tono delle piastrelle è indicato con una lettera e riprodotto sulla confezione con un timbro (Tono A, Tono B).

Che cos’è il calibro delle piastrelle?

Il calibro è la dimensione di fabbricazione delle piastrelle.

Per motivi legati alle tecnologie di fabbricazione, le piastrelle uscite dal forno possono essere di dimensioni lievemente diverse. Per questo, in fase di scelta, vengono raggruppate in lotti della stessa dimensione, nel rispetto delle tolleranze stabilite dalle norme.

Come il tono, anche il calibro delle piastrelle è riportato sulla confezione nel modo seguente:

20 x 20 cm (W 198 mm x 198 mm) dove 198 mm è appunto la dimensione di fabbricazione.

Oppure:
20 x 20 cm – Calibro 01

Che cos’è il formato delle piastrelle?

Il formato identifica forma e dimensioni della piastrella. Le forme più usate sono quelle quadrangolari (quadrato e rettangolo), ma ve ne sono anche di poligonali (esagoni, ottagoni, etc) e a profilo complesso (moresco, provenzale, etc). Allo stato attuale della tecnolgia è possibile ottenere, in via di principio, qualsiasi forma.

Anche le dimensioni possono variare, da pochi centimetri di lato (mosaico) fino a un metro.

Che cos’è la classe di scelta delle piastrelle?

La classe di scelta delle piastrelle è un altro parametro che caratterizza la fornitura.

Solo la 1° scelta è regolata da norme. In questo caso, ad esempio, per quanto riguarda i difetti di aspetto, non sono ammesse più di cinque piastrelle difettose ogni cento. Le altre scelte (la seconda, la terza, commerciale, resa forno, etc) sono di qualità inferiore e possono contenere un numero maggiore di difetti.

Quante piastrelle è giusto ordinare?

Prima di ordinare un dato quantitativo di piastrelle bisogna conoscere l’estensione della superficie da rivestire e aver stabilito la tecnica e il disegno di posa.

Appurati questi due dati bisogna sapere che:

  • anche un lotto di prima scelta può contenere pezzi difettosi (fino al 5% secondo le norme)
  • alcune piastrelle debbono essere tagliate o forate, per cui è da mettere in conto una certa quantità di scarto
  • è meglio conservare sempre alcune piastrelle di riserva per eventuali future riparazioni o per avere un campione rappresentativo del materiale in caso di contestazione.

In definitiva, conviene ordinare un quantitativo il 10% superiore all’estensione della superficie da piastrellare, e conviene farlo con un solo ordine in quanto è possibile che in un secondo momento il prodotto non sia perfettamente omogeneo con quello utilizzato precedentemente.